Nell’opera di ogni scrittore e di ogni poeta è forse possibile rintracciare il luogo elettivo, il topos ricorrente. Quello che qui propongo, caro lettore de L’Errore di Kafka, sito librario ma non libresco, è un divertissment letterario. Pascal per una volta ci perdonerà. Non si tratta di un’erudita geografia della letteratura, altrimenti sarebbe troppo facile fare gli splendidi e associare Dublino, Trieste, Jasnaja Poljana, Bahia, o, immaginariamente, la Cacania, Macondo e, si parva licet, Vigata. Non si tratta nemmeno di una toponomastica: spesso il titolo di una celebre opera fa riferimento diretto ad un luogo (il Gulag – che comunque non è un tipo di spezzatino – la Strada, il Castello, ecc.). No. Qui propongo una quest del topos più rappresentativo, del luogo araldico, che potrebbe campeggiare sullo stemma nobiliare di ciascuno scrittore, aristocratico dell’anima. La contea di cui ciascuno scrittore è l’indiscusso sire. In una siffatta operazione vi è una non piccola dose di arbitrio. Questo mio viaggio comincia con uno smarrimento e finisce con uno smarrimento: seppure agli antipodi, da un lato il raziocinio, dall’altra la passione, Borges e Catullo, da spalti opposti, ma dal medesimo tempo eterno dove vivono, dicono, in principio e alla fine del seguente catalogo, che la letteratura e la poesia trafficano con lo smarrimento più che con il ritrovamento. La letteratura è un punto interrogativo. Vuoi giocare? Vuoi viaggiare?
Borges = il Labirinto
Primo Levi = il Lager
Pasolini = la Borgata, i Sobborghi
Pavese = le Colline
Byron = la Scogliera
Guimarães Rosa = il Sertao, il deserto brasiliano[1]
Gadda = la Villa
Goethe = il Divano
Philip K. Dick = la Centrale Atomica
Ritsos = un Sito archeologico nell’Ellade la sera d’estate al crepuscolo
Proust = il Salotto
Kafka = l’Ufficio
Baudelaire = la Fumeria d’Oppio
Joyce = il Cesso
Dostoevskij = la Soffitta
Dante = l’Oltretomba
Hemingway = la Savana
Allen Ginsberg = il Supermercato
Leopardi = il Patrio Tetto (sotto)
Bukowski = il Pub
Edgard Allan Poe = l’Obitorio
Montale = La Casa delle Estati Lontane
Ungaretti = la Trincea
Melville = l’Oceano (ma anche Lautréamont)
Edgard Lee Masters = il Cimitero
Thomas Mann = il Sanatorio
Emily Bronte = la Brughiera
Alexandre Dumas = il Carcere
Zola = la Miniera
Pirandello = il Camerino
Verga = l’Orto
Steinbeck = la Strada polverosa o la Piantagione di Cotone
Faulkner = la Distilleria clandestina
Stendhal = Il Campo di battaglia o la Camera da letto, anzi, e la Camera da letto.
Turgenev = la Isba
Cechov = la Diligenza
Pasternack = il Treno
Philip Roth = il Letto
Joseph Roth = la Taverna
Henry Roth = il Sottoscala
Arthur Schnitzler = il Lettino
De Lillo = la Discarica dei Rifiuti Tossici
Flaubert = il Battello
Shakespeare = gli Spalti di ogni Rocca
Marziale = la Suburra[2]
Catullo = l’Angiporto
[1] Qui si fa già un primo strappo alla regola, citandosi un luogo che dà il titolo all’opera, ma come si fa a tralasciare uno dei luoghi dell’anima più aridi ed epici del novecento?
[2] Quasi duemila anni prima della nota serie TV.
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