Il sogno di Kafka

Come è noto, l’aspirazione massima di ogni scrittore è farsi pagare perché sia pubblicato il libro che ha scritto. Vi è però, e ciò è meno noto, una segreta aspirazione, non dico di ogni scrittore, ma di qualcuno di essi: farsi pagare perché non sia pubblicato il libro che ha scritto.

Escludendo da questa fenomenologia i libri scritti per bieco spirito di vendetta o per vile ricatto, e passando per il grado intermedio ove a pagare acciocché il libro non veda la luce sia una intera categoria di persone – ad esempio un gruppo di amici (ma qui siamo ancora nella fenomenologia della vendetta o del regolamento di conti), una comunità religiosa, un gruppo etnico, una nazione (e qui torna alla mente quanto scrive Philip Roth: «La storia della letteratura era in parte la storia dei romanzieri che facevano incazzare connazionali, parenti ed amici»[1]), arriviamo al punto apicale di questa ipotesi: ad un libro per la cui non pubblicazione sarebbe disposta a pagare l’intera umanità.

Questo sì che sarebbe il colpo letterario del secolo! Ma cosa dovrebbe contenere questo ipotetico libro esecrando al massimo grado? Dovrebbe contenere una verità scomoda, una storia, una riflessione che non vorrebbe conoscere né sentire non un singolo individuo, non una singola comunità, non una singola nazione, ma la totalità degli esseri umani? No, perché sarebbe sufficiente ignorare il detto libro, lasciarlo ammuffire nel cassetto dell’autore senza che sul suo conto corrente arrivi neanche un centesimo.

Quando qualcuno paga per non far pubblicare un libro (altrui, si intende), lo fa affinché non si risappia in giro quanto in quel libro è detto. Facile capirlo nell’ipotesi base e in quella intermedia. Ma nell’ipotesi che abbiamo definito apicale tutta l’umanità si coalizzerebbe in un unitario interesse a non far circolare notizie che la riguardano, a non far sapere in giro cose che la metterebbero, è da credere, in cattiva luce.

Ma chi non dovrebbe essere raggiunto dal contenuto del libro, se è tutta quanta l’umanità che si mobilita acciocché il libro non veda la luce? Forse Dio? O il diavolo? O possibili forme di vita extraterrestre? Non occorre arrivare a simili astruserie. Sarebbe sufficiente pensare al concetto di pericolo? No, perché in questo caso l’umanità ricorrerebbe in maniera diretta alla censura, impedirebbe la pubblicazione per decreto e condannerebbe l’autore del libro al
carcere o a morte, a seconda degli usi e costumi vigenti. Altro che riempirlo d’oro!

Torniamo un poco indietro. Quando è che si paga per non far pubblicare un libro? Possiamo con certezza dire una cosa: tale evenienza poggia su una conditio sine qua non, ed è che detto libro possa interessare un terzo potenziale lettore, che è proprio colui che si vuole tenere all’oscuro del contenuto del libro. In altri termini, e rovesciando la questione, c’è in circolazione qualcuno che pagherebbe per leggere quel libro che altri paga perché non sia pubblicato.

Nel caso apicale che abbiamo ipotizzato, ci sarebbe, di volta in volta, ogni singolo essere umano che non vuol far sapere a tutto
il resto dell’umanità qualcosa che è contenuto nel libro.
La differenza sta qui però nel fatto che il singolo individuo cambia continuamente, e di volta in volta diviene ogni singolo individuo che compone l’intera umanità. Ogni singolo individuo andrebbe di nascosto o alla chetichella dallo scrittore (o dal suo agente) e verserebbe il denaro richiesto affinché il libro non sia pubblicato, e lo farebbe come un tossicomane che va di nascosto dal pusher o un puttaniere che si intrufola con l’aria del finto tonto in un sordido vicolo della suburra. Ogni singolo individuo penserebbe di essere l’unico a compiere questo segreto gesto di autotutela per sventare la diffamazione. Di essere l’unico tossicomane o l’unico puttaniere, o entrambe le cose insieme. Non vede la fila che c’è fuori dall’ufficio dove è stabilito che egli versi l’obolo. Ogni singolo individuo pensa che quella che vede sia la fila di tutti quelli (tutta l’umanità eccetto lui) che vorrebbero acquistare il libro per la cui non pubblicazione egli affretta il passo, come un tossicomane o come un puttaniere.

[1] La mia vita di uomo, Mondadori, I Meridiani, I, 832.

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